SINOSSI:
La pagliacciata è un termine utilizzato per esprimere una situazione che sembra un gioco, troppo assurda per essere vera, esattamente come un’azione tipica del pagliaccio. Utilizzata infatti in ambito circense, indica una caricatura di scena, ridicola o divertente. Esistono tipi diversi di pagliacci, dall’artista triste come Pierrot, a quelli che hanno scaturito risate alle persone di corte, come i giullari, ed anche ai molti personaggi che nei film svolgono il ruolo del cattivo, come il pagliaccio assassino “It”, o il personaggio di “Joker” in “Batman”. Pensare a questo tema, pieno di ambiguità, mi ha ispirato questa illustrazione. In generale nelle storie tramandate, i protagonisti del circo erano artisti e persone sognatrici che hanno preferito scappare dalla propria realtà alla ricerca della felicità attraverso l’arte. Ma vivere di arte, oppure della professione sognata, non significa necessariamente ottenere il giusto riconoscimento, né tantomeno il successo finanziario. Il designer, il musicista, il fotografo, così come molti altri professionisti, quando si ritrovano a vendere la loro arte, subiscono la critica da parte dei clienti riguardo al prezzo delle loro opere o performance, anche se hanno studiato tantissimo per imparare quella professione ed hanno investito molti soldi per arrivare a quel risultato. Le persone esterne vedono l’arte come se fosse un hobby, non come una professione. Così, allo stesso modo tantissimi giovani dopo la laurea che cercano lavoro, creativi, ispirati, si sentono demotivati e trattati da pagliacci. Anche quando non si tratta di lavori artistici. Ma quando le Risorse Umane cercano persone giovani con molta esperienza, sembra quasi una fantasia o una magia avere il profilo richiesto. Come è possibile avere esperienza se nessuno fornisce l’opportunità di mostrare il talento e la voglia di lavorare nel proprio campo. E così, vedo tanti colleghi abbandonare a volte il loro sogno, lavorando in altre aree perché non hanno l’opportunità o le esperienze lavorative necessarie nell’area a cui hanno dedicato anni di studio. O ancora altri che, accettando le condizioni che offre il mercato, non hanno il riconoscimento che meritano. Così, oggigiorno si vive su un grande nastro di corda, cercando di bilanciare il proprio lavoro e pagare gli studi. Un grande scherzo è vedere questa nostra generazione come in un grande circo, magico e sognato, ma che risulta essere un grande scherzo. Fortunati quelli che riescono a fare del proprio talento, un spettacolo!
BIO:
Juliana Calegari, 25 anni, è una designer italo-brasiliana con 5 anni di esperienza lavorativa. Laureata in Brasile, Juliana vive a Roma da due anni, e lavora come Web Designer partecipando anche frequentemente a progetti di design, illustrazione e web. Vincendo il primo premio nella NASA Space Apps Challenge 2017, è stata invitata a presentare il progetto con il suo team nell’Agenzia Spaziale Europea anche in hackathon ESA Space Camp. Infine, ha vinto la Special Mention all’Accenture Digital Hack 2017.
Si trasferisce a Roma all’età di 17 anni, per gli studi all’Accademia Moda e Costume. Qui viene assorbita dalla nuova e artificiosa realtà, quasi travolta dallo splendore artistico che irrompe davanti a lei, e, in quella miriade di emozioni, riaffiorano con maggior intensità i colori, i sapori e le percezioni dell’infanzia. Continua la sua formazione col Corso di Illustrazione presso la scuola Comics e si abilita come tatuatrice.
Tela, muri della città e pelle diventano strumenti diversi per esprimere la sua arte, in bilico tra vissuto e racconto del presente e ricordi dell’infanzia in un confronto continuo col cinismo e la vanità di un universo artefatto. La condizione femminile viene espressa attraverso gli occhi innocenti di chi possiede un patrimonio raro ed autentico, capace di svelare che anche il bello comporta la sua contropartita.
Ogni personaggio è spiato nella sua fragilità, nel momento in cui, smessa la maschera, mostra la frustrazione per una vita che si rivela come un ingranaggio infinito, nel quale si potrebbe restare intrappolati.
La serie di disegni racchiude l’idea di visualizzare e trasportare su carta città che potrebbero rappresentare la nostra personalità, le nostre sensazioni ed emozioni, rendendo brutalmente concreto qualcosa di impalpabile ed invisibile agli occhi.
Ognuno di noi ha una diversa identità che porterebbe alla creazione di diverse ambientazioni che la caratterizzano e diversi punti di osservazione della città, da lontano, dall’alto, standoci dentro o sentendosi distaccati, tutto in base a come ci relazioniamo rispetto alla vita.
Il risultato del lavoro che presento sono ambientazioni “sospese”, silenziose.
BIO:
Alice Bambini, nata ad Orvieto il 9 aprile 1992.
Diplomata al liceo d’Arte di Orvieto nel 2011 e laureata in scienze dell’architettura
all’Università degli Studi di Roma Tre nel 2016. Attualmente frequenta il corso di studi di
laura magistrale in progettazione architettonica all’Università degli Studi di Roma Tre. I
suoi studi in ambito architettonico emergono inevitabilmente nei suoi lavori, che uniscono i
suoi due più grandi interessi e passioni.
Ha partecipato ad ottobre 2018 all’ ARE Festival come artista emergente.
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