Finalisti MArteLive Lazio 2018 – Sezione Letteratura
PUNTI DI FUGA
PRESENTAZIONE OPERA:
Si tratta di una raccolta di poesie dalle tematiche più varie, ma accomunate tutte da un particolare: l’emozione. Quando scrivo, infatti, parto sempre da un’emozione, suscitata da qualcosa che ho vissuto in prima persona, da un avvenimento a cui ho assistito, da una sfumatura all’apparenza insignificante e poi cerco di “tradurla” in parole, sperando di riuscire a trasmetterla. Certo, le percezioni potrebbero essere diverse, perché cambiano in base al proprio modo di essere e al proprio vissuto; però quello che spero di riuscire a fare con queste poesie, e in generale quando scrivo, è innanzitutto questo: trasmettere emozioni.
BIO:
Mi chiamo Paola Romano, sono nata in un sabato afoso del giugno 1988 a Formia (Lt). Da sempre appassionata di cinema e letteratura, dopo la laurea in Lettere Moderne (presso l’Università “La Sapienza” di Roma) e un master per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri (presso l’Università degli Studi di Milano), ho deciso di fare quello per cui sono nata: scrivere. Ho frequentato quindi il corso biennale di Sceneggiatura della Scuola Internazionale di Comics di Napoli, che ho concluso nel 2014, e il corso di Regia della scuola di cinema Pigrecoemme, sempre a Napoli. Ho scritto e sceneggiato diverse storie a fumetti autoprodotte e collaborato come aiuto-regista alla realizzazione di alcuni videoclip musicali; ho inoltre realizzato, come regista e sceneggiatrice, due cortometraggi: “Riverberi” (2013) e “Cosa mi aspetta nella direzione che non prendo?” (2014). Ho scritto due libri di poesie, “Storie di una bambina immaginaria”, edito da DeComporre Edizioni (2015) e “Punti di Fuga”, edito da AliRibelli (2018). Ho vinto diversi premi letterari (tra i quali il “Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea Laura Capone Editore” nell’anno 2015 e 2016) e partecipato a numerosi Festival di poesia e letteratura in giro per l’Italia; ho ricevuto un attestato di merito dal CET Scuola Autori di Mogol, che ha pubblicato alcune mie opere nell’antologia della Scuola. Collaboro inoltre, come giornalista, con l’emittente radiofonica “Radio Tirreno Centrale” e con il periodico V-News.
Continuo a scrivere sempre racconti, canzoni, poesie e pensieri sparsi, che pubblico sul mio blog e sulla mia pagina facebook, “La Piuma Rossa”.
PETALI D’INCHIOSTRO
PRESENTAZIONE OPERA:
“Petali d’inchiostro” è una raccolta che contiene quindici componimenti scritti in periodi diversi della vita dell’autore, ognuno dei quali costituisce una tappa della sua maturazione personale. Il titolo rappresenta l’immagine simbolica che le poesie costituiscono, ovvero quella di essere ciascuna un elemento fondamentale che fa parte di un insieme, proprio come ogni petalo compone il suo fiore. L’inchiostro ê in qualche modo la materia prima di cui sono formati questi petali, trattandosi appunto di componimenti poetici. I temi trattati nella raccolta sono diversi, ma il sentimento dominante è l’amore, presente nelle sue diverse forme e considerato dall’autore come la vera essenza della vita.
BIO:
Michele Marchiotto è un autore esordiente di vent’anni, che vive a Terracina (LT) e studia psicologia all’università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel marzo del 2018, ma la sua passione per la scrittura abbraccia anche la poesia. Con i suoi componimenti ha infatti partecipato a svariati concorsi letterari, raggiungendo il terzo posto al premio “Forse un mattino”, ricevendo due menzioni d’onore, una al premio dedicato a Patrizio Graziani e una al premio “Ama e cambia il mondo”, e arrivando tra i finalisti ai concorsi “Pensare scrivere e amare”, “Versi sotto gli irmici” e al premio dedicato a Mario Dell’Arco.
DOLORE ATTIVO
PRESENTAZIONE OPERA:
L’espressione “dolore attivo” rende onore a Esther Hillesum, detta Etty, che morì ad Auschwitz nel novembre del 1943.
Nonostante l’immensa sofferenza, Etty continua a sottolineare che “per ogni evento l’uomo possiede un organo che gli consente di superarlo”.
Dunque, ogni situazione, che sia buona o cattiva, può arricchire l’uomo di nuove prospettive.
Il dolore non è fine a sé stesso, ha un senso e può trasformarsi dentro di noi in motivo di crescita e di comprensione.
Etty, in una lettera ad Aimé van Santen, scriveva: “Le depressioni pessimistiche devono essere considerate come pause creative, nelle quali si ritemprano le forze. Se ne siamo consapevoli le depressioni passano rapidamente. Non bisogna sentirsi depressi per via di una depressione”.
Una parola centrale è “accettazione”. Bisogna saper accogliere tutto quello che ci tocca, trasformandolo e rendendolo altro. Certo, non è facile abbracciare quello che ci fa più male, ma è proprio dal conflitto interiore che nasce il cambiamento. Non esiste pace, se non c’è stata la guerra.
Solo nel momento in cui si riesce ad abbracciare sé stessi, con tutto quello che si porta dentro, e quindi anche con i propri dolori e le proprie ferite, si diviene capaci di attraversare l’“Altro da sé”.
Viviamo in un mondo che non sa ascoltare, che spinge l’uomo a mostrarsi per quello che non è, che chiede finzione, che rifiuta il dolore.
IO NON SONO, SE NON ABBRACCIO IL MIO DOLORE, SE NON LO CONSIDERO PARTE INTEGRANTE DI ME.
BIO:
Luisa Scolaro nasce il 3 febbraio 1993 in Sicilia.
Nel 2011, dopo aver conseguito il diploma superiore presso il Liceo Classico “Vittorio Emanuele III” di Patti, si trasferisce a Roma, dove si iscrive alla facoltà di archeologia.
Sono gli anni universitari, in particolare, quelli in cui più forte si fa sentire la vocazione alla poesia. La frenetica metropoli, piena di stimoli, ha su di lei effetti meravigliosi.
Sensibile, empatica, introspettiva e piena di amore verso l’Altro da sé, inizia a dedicarsi alla scrittura per trovare un senso al dolore.
Proprio attraverso la poesia, Luisa riesce a trovare nuovi occhi e a comprendere che è proprio dal conflitto interiore che può nascere il cambiamento.
La scrittura e la lettura rappresentano per lei un “balsamo per molte ferite”.
RIO CLARO
PRESENTAZIONE OPERA:
Un tranquillo e isolato motel lungo la Pontina non è l’unico testimone silenzioso di un torbido misfatto che accade in una delle camere, durante una notte di pioggia: dalla stanza a fianco una figura misteriosa spia, in silenzio, la scena.
Il mattino dopo le conseguenze della notte si ripercuoteranno su una giovane coppia che, lasciata a piedi dalla propria auto in panne, decide di chiedere aiuto in un autogrill lungo la strada; ma gli avventori all’interno sembrano disposti a tutto pur di tenere nascosto un orribile segreto.
Rio Claro è, letteralmente, un “pasticcio” di generi che spazia liberamente dal noir al western, senza disdegnare qualche venatura horror/splatter. E c’è un unico termine utile per definire un esperimento simile, ed è pulp.
Il pulp nasce negli Stati Uniti e identifica, negli anni ’50, la letteratura di genere a basso costo, capace di spaziare tra i territori del western, del noir, dello sci-fi del crime e dell’horror; che poi approderà sul grande schermo contaminando l’immaginario dei B – Movies di genere ma anche le opere di grandi cineasti come Ed Wood, Roger Corman e in un secondo momento – durante la rinascita post-moderna degli anni ’90 – Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Roger Avary, David Lynch e Tony Scott (solo per citarne alcuni).
Il tentativo, attraverso il racconto Rio Claro, è quello di scandagliare le pulsioni oscure dell’animo umano con un linguaggio non convenzionale, legato al mondo stilizzato del fumetto e alle convenzioni del genere: ciò che muove i protagonisti è il desiderio, coadiuvato dalla mancanza. Ma il semplice desiderio non fa che trascinarli in un gorgo senza uscita di peccato, dove la redenzione appare sempre più distante e uscire dall’autogrill in cui è ambientata la vicenda quasi un’operazione impossibile. C’è chi desidera i soldi; chi la libertà; chi semplicemente l’amore o sfuggire allo squallore della propria vita; gli unici a salvarsi, in questo universo cinico privo di speranza, sono proprio i giovani protagonisti, ancora capaci di sfuggire all’ineluttabilità del destino preservando la loro innocenza.
BIO:
Nata il 22 Giugno 1991 a Roma, dopo la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo e in Editoria e Scrittura presso La Sapienza Università di Roma si dedica attivamente a cinema, teatro e narrativa. Collabora con la webzine Moviestruckers come film – critic e mette in scena a teatro (anche come attrice) le proprie commedie, tra le quali: Sympatya per il Diavolo, Sotto il Segno dei Gemelli e Scusate il Disagio. Autore CENDIC, ha preso parte a importanti laboratori (RAI ERI e CSC) e nel 2018 ha pubblicato tre racconti nelle antologie Interiora 2017 (Cut Up Publishing), È meglio scrivere… (racconti) (I. C. S.) e Settimo Torneo Ping Pong Letterario (Gio.Ca Libri Editore). È sceneggiatrice di fumetti presso la casa editrice Astromica, che pubblicherà a Gennaio 2019 la graphic novel Route 66.
GIACINTO
PRESENTAZIONE OPERA:
Giacinto è una raccolta inedita di poesie omo-erotiche del poeta Fabrizio Funari. Caratterizzate da un forte simbolismo e da un sincretismo proveniente dalle correnti artistiche di fin de siecle e quelle della poesia cinese moderna, le poesie affrontano temi poco diffusi nella poesia italiana ad esclusione di quella di certuni poeti come Saba, Penna e Settembrini.
Una Grecia lontana, idillica e quasi bucolica fa da sfondo a questi episodi poetici ove si celebra l’amore tra due uomini, una parte già fondamentale nella società delle Polis greche dove il rapporto fra l’amante (erastés) e l’amato (eromenos) faceva parte dell’educazione della classe medio-alta, e non solo. Tuttavia, alcune delle poesie presenti in questa raccolta si sviluppano in altre aree storicamente fondamentali come Al-Andalus ma anche in altre zone più recenti come la Ciociaria. Ricca di riferimenti mitologici e extra-testuali e -contestuali, Giacinto cerca di esprimere l’adorazione del corpo e della mente maschili, e la mutua attrazione, attraverso tessuti poetici a volte complessi e altre volte quasi infantili. Lo stile e la metrica variano considerabilmente tra una poesia e l’altra; dal sonetto a terzine all’haiku e dalla ballata alla destrutturazione dei versi.
BIO:
Fabrizio Funari è uno scrittore freelance e eromenos della letteratura. Dopo essersi laureato in cinese a Roma Tre e aver preso un master in amministrazione artistica e culturale a Goldsmiths University (Londra) a pieni voti, si è cominciato a dedicare sempre di più alla produzione artistica oltre che alla sua gestione. Ha vissuto a Londra, Pechino, Madrid e Siviglia per studio e lavoro. Lo scorso anno fondò una galleria d’arte contemporanea a Londra centrata nell’attivismo sociale-artistico. Attualmente, oltre a scrivere per suo conto, collabora con alcuni siti web, riviste e continua a scrivere e tradurre in italiano, spagnolo, inglese e cinese. Recentemente, gli è stato commissionato il libretto di un opera che si presenterà il prossimo anno a Siviglia. Al momento, Fabrizio vive a Roma dove sta scrivendo il suo primo romanzo e preparando la sua prima mostra d’arte video-concettuale e di fotografia analogica sperimentale.