Continuo a scrivere sempre racconti, canzoni, poesie e pensieri sparsi, che pubblico sul mio blog e sulla mia pagina facebook, “La Piuma Rossa”.
Nonostante l’immensa sofferenza, Etty continua a sottolineare che “per ogni evento l’uomo possiede un organo che gli consente di superarlo”.
Dunque, ogni situazione, che sia buona o cattiva, può arricchire l’uomo di nuove prospettive.
Il dolore non è fine a sé stesso, ha un senso e può trasformarsi dentro di noi in motivo di crescita e di comprensione.
Etty, in una lettera ad Aimé van Santen, scriveva: “Le depressioni pessimistiche devono essere considerate come pause creative, nelle quali si ritemprano le forze. Se ne siamo consapevoli le depressioni passano rapidamente. Non bisogna sentirsi depressi per via di una depressione”.
Una parola centrale è “accettazione”. Bisogna saper accogliere tutto quello che ci tocca, trasformandolo e rendendolo altro. Certo, non è facile abbracciare quello che ci fa più male, ma è proprio dal conflitto interiore che nasce il cambiamento. Non esiste pace, se non c’è stata la guerra.
Solo nel momento in cui si riesce ad abbracciare sé stessi, con tutto quello che si porta dentro, e quindi anche con i propri dolori e le proprie ferite, si diviene capaci di attraversare l’“Altro da sé”.
Viviamo in un mondo che non sa ascoltare, che spinge l’uomo a mostrarsi per quello che non è, che chiede finzione, che rifiuta il dolore.
IO NON SONO, SE NON ABBRACCIO IL MIO DOLORE, SE NON LO CONSIDERO PARTE INTEGRANTE DI ME.
Nel 2011, dopo aver conseguito il diploma superiore presso il Liceo Classico “Vittorio Emanuele III” di Patti, si trasferisce a Roma, dove si iscrive alla facoltà di archeologia.
Sono gli anni universitari, in particolare, quelli in cui più forte si fa sentire la vocazione alla poesia. La frenetica metropoli, piena di stimoli, ha su di lei effetti meravigliosi.
Sensibile, empatica, introspettiva e piena di amore verso l’Altro da sé, inizia a dedicarsi alla scrittura per trovare un senso al dolore.
Proprio attraverso la poesia, Luisa riesce a trovare nuovi occhi e a comprendere che è proprio dal conflitto interiore che può nascere il cambiamento.
La scrittura e la lettura rappresentano per lei un “balsamo per molte ferite”.
PRESENTAZIONE OPERA:
Un tranquillo e isolato motel lungo la Pontina non è l’unico testimone silenzioso di un torbido misfatto che accade in una delle camere, durante una notte di pioggia: dalla stanza a fianco una figura misteriosa spia, in silenzio, la scena.
Il mattino dopo le conseguenze della notte si ripercuoteranno su una giovane coppia che, lasciata a piedi dalla propria auto in panne, decide di chiedere aiuto in un autogrill lungo la strada; ma gli avventori all’interno sembrano disposti a tutto pur di tenere nascosto un orribile segreto.
Rio Claro è, letteralmente, un “pasticcio” di generi che spazia liberamente dal noir al western, senza disdegnare qualche venatura horror/splatter. E c’è un unico termine utile per definire un esperimento simile, ed è pulp.
Il pulp nasce negli Stati Uniti e identifica, negli anni ’50, la letteratura di genere a basso costo, capace di spaziare tra i territori del western, del noir, dello sci-fi del crime e dell’horror; che poi approderà sul grande schermo contaminando l’immaginario dei B – Movies di genere ma anche le opere di grandi cineasti come Ed Wood, Roger Corman e in un secondo momento – durante la rinascita post-moderna degli anni ’90 – Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Roger Avary, David Lynch e Tony Scott (solo per citarne alcuni).
Il tentativo, attraverso il racconto Rio Claro, è quello di scandagliare le pulsioni oscure dell’animo umano con un linguaggio non convenzionale, legato al mondo stilizzato del fumetto e alle convenzioni del genere: ciò che muove i protagonisti è il desiderio, coadiuvato dalla mancanza. Ma il semplice desiderio non fa che trascinarli in un gorgo senza uscita di peccato, dove la redenzione appare sempre più distante e uscire dall’autogrill in cui è ambientata la vicenda quasi un’operazione impossibile. C’è chi desidera i soldi; chi la libertà; chi semplicemente l’amore o sfuggire allo squallore della propria vita; gli unici a salvarsi, in questo universo cinico privo di speranza, sono proprio i giovani protagonisti, ancora capaci di sfuggire all’ineluttabilità del destino preservando la loro innocenza.
BIO:
Nata il 22 Giugno 1991 a Roma, dopo la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo e in Editoria e Scrittura presso La Sapienza Università di Roma si dedica attivamente a cinema, teatro e narrativa. Collabora con la webzine Moviestruckers come film – critic e mette in scena a teatro (anche come attrice) le proprie commedie, tra le quali: Sympatya per il Diavolo, Sotto il Segno dei Gemelli e Scusate il Disagio. Autore CENDIC, ha preso parte a importanti laboratori (RAI ERI e CSC) e nel 2018 ha pubblicato tre racconti nelle antologie Interiora 2017 (Cut Up Publishing), È meglio scrivere… (racconti) (I. C. S.) e Settimo Torneo Ping Pong Letterario (Gio.Ca Libri Editore). È sceneggiatrice di fumetti presso la casa editrice Astromica, che pubblicherà a Gennaio 2019 la graphic novel Route 66.
Una Grecia lontana, idillica e quasi bucolica fa da sfondo a questi episodi poetici ove si celebra l’amore tra due uomini, una parte già fondamentale nella società delle Polis greche dove il rapporto fra l’amante (erastés) e l’amato (eromenos) faceva parte dell’educazione della classe medio-alta, e non solo. Tuttavia, alcune delle poesie presenti in questa raccolta si sviluppano in altre aree storicamente fondamentali come Al-Andalus ma anche in altre zone più recenti come la Ciociaria. Ricca di riferimenti mitologici e extra-testuali e -contestuali, Giacinto cerca di esprimere l’adorazione del corpo e della mente maschili, e la mutua attrazione, attraverso tessuti poetici a volte complessi e altre volte quasi infantili. Lo stile e la metrica variano considerabilmente tra una poesia e l’altra; dal sonetto a terzine all’haiku e dalla ballata alla destrutturazione dei versi.
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