L’opera, To Be, vuol dire essere, sentire, ricordare, esprimere emozioni e sensazioni: fili colorati che scendono dalla tela verso lo spettatore e si aggrovigliano, avvolgono la vita, ci seguono su ogni strada e percorso che scegliamo, nel lungo viaggio bianco verso il nero della morte, attraverso il rosso delle passioni.
Tra le mostre più recenti, ricordiamo: Essere la Luce, Museo d’arte dello Splendore, Giulianova (Te) 2016; La vieen roses (Macro, Roma, 2015); MAAM Festa di priMAAMvera, a cura di Giorgio de Finis (Roma, 2015); Artisticamente Teatro dei Dioscuri al Quirinale (Roma, 2015); Arte&Co Madre Terra a cura di Lara Caccia (Pizzo, Vibo Valentia, 2015); Donna uguale e diversa, rassegna video a cura di FestArte (Roma, 2015); Rassegna Internazionale della Creazione artistica (Varsavia, 2014); Fotografare, a cura di M. Castelnuovo (Roma, 2014); Tiny Biennale (Roma, 2014); Extra-moenia (Genazzano, 2013); Dalla monnezza alla bellezza, quando il riciclo diventa arte (Camigliano,Caserta, 2013).
Tra le personali più recenti, ricordiamo: Luoghi non luoghi, a cura M. Castelnuovo (Cerveteri, 2017); Percezioni di Vita a cura di M. Castelnuovo e M. Luppoli (Officine Farneto,Roma, 2016); Blue Underwater, Il flusso del tempo e la percezione della vita, a cura di M. Castelnuovo (Roma, 2016); Disconnected dreams. Anime sospese, a cura di M. Castelnuovo (Roma, 2014); Labmusic, Painting by Tiziana Rinaldi, a cura di I. Raso (Roma, 2013).
Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti: finalista al Premio Nazionale delle Arti 2008 (Roma, 2008-2009); al Premio Catel 2012. La pittura a Roma dal futurismo ai nostri giorni (Roma, 2012) e al festival di Videoarte, documentari e corti: Roma: i colori del mondo. È stata vincitrice del Premio Internazionale Limen Arte 2013, sezione promesse Giovani Artisti Italiani (Vibo Valentia, 2013-2014); ed è stata selezionata tra i cento semifinalisti del Premio Arte della Cairo Editore (2018).
Vive a Roma, dove lavora come pittore. Il suo lavoro si concentra sul concetto di addizione e sottrazione e come il processo creativo documenta il momento in cui l’opera d’arte può essere considerata finita. La sua formazione e la sua esperienza lo hanno portato a unire discipline umanistiche, con le nuove tecnologie. Vive a Roma, dove lavora come pittore, illustratore e grafico.
Qui presenta Nude dei Radiohead e Vitamin C dei CAN, brani musicali a cui è molto legata. L’ascolto e la composizione dell’opera avvengono in maniera simultanea, per tutelare l’autenticità delle impressioni che dagli occhi e dai timpani si incanalano per esprimersi e aprirsi in getti di colore. Queste opere appartengono ad una serie di dipinti realizzati ascoltando musica, tentando di riprodurla su carta. L’idea, è quella di creare una sorta di “istantanee di una storia”. Il suo scopo è quello di bloccare le impressioni prime, le percezioni, le sensazioni, che prova ascoltando/osservando lo sviluppo della trama sulla carta, un materiale immediato e fragile, e con quel che di effimero che contraddistingue gli attimi. Il prodotto finale deve essere il più spontaneo e vero possibile, la sua guida è una sorta di inconscio consapevole.
BIO:
Il suo approccio alla pittura, la sintesi emozionale a cui tende la sua ricerca, il tipo di rappresentazione quasi impulsiva, nascono da un’urgenza di verità e sentimento autentici e di ricerca dell’essenza. La sua è un’urgenza personale, non nata da studi accademici inerenti al mondo dell’arte, in quanto, proviene da un emisfero diverso: si è laureata in Ingegneria edile-Architettura. Il bisogno di dipingere, ma ancor più di condividere ciò che produce, è relativamente recente e nasce da esperienze e momenti vissuti, che hanno cambiato la sua vita. Ad ogni modo, è fermamente convinta che, alle volte, le discipline si fondano e si completino a vicenda, rispondendo l’una ai quesiti dell’altra. Spesso fatica a scindere, così come fa fatica a dipingere senza ascoltare la musica. La sua indagine ha trovato modo di esprimersi già in qualche mostra collettiva e personale, in particolare presso la galleria Spazio Ginko di Roma.
Nell’estate del 2017 riceve l’opportunità di partecipare all’Artist in residence di Monaco (Germania). Il suo percorso artistico, nasce dal bisogno di una costante e continua ricerca introspettiva che, in seguito al soggiorno a Monaco, diventerà necessità di riuscire a interpretare la propria percezione sensoriale del mondo circostante e dei miti del nostro tempo. La sua arte si è così evoluta in uno stile pittorico contemporaneo caratterizzato da un forte simbolismo; le composizioni geometriche sono dettate da un armoniosa simmetria. Il soggetto principale delle sue opere è il colore analizzato e interpretato in tutte le sue sfaccettature.
Queste opere sono state create con lo scopo di risaltare l’espressività dei soggetti rappresentati, come se il velo fosse il mezzo per potersi proteggere e il viso rispecchiasse lo stato d’animo della persona.
BIO:Potremmo chiedere direttamente ai quattro personaggi di Rituale.
«Io danzo! Io combatto! Io gioco! Io proteggo!»
«Siamo a metà tra l’immaginazione e una materia di colori acrilici e spray, siam fatti in gran parte di carbone e archetipo»
«Prima di tutto perché ci hai dipinti, seconda cosa avremmo voluto almeno una spazio triplo rispetto a questo, ci sta un po’; stretto, ma comprendiamo le problematiche della grandezza e quindi ti scusiamo per questa volta. E soprattutto siamo qui per mostrare quello che non volete mai vedere e continuamente nascondete anche se ve lo schiaffano in faccia tutti i giorni i mass media».
«Il tremendo amore per la guerra che coltivate in segreto, violento, violentissimo, lo avete tutti nessuno escluso, ma non volete mai guardarci dentro neppure una volta! Preferite riempirvi la bocca di perbenismi, di assistenzialismi e pacifismi. Vi credete puri, morali e giusti continuando a mettere la testa sottoterra! […]»
“[…] hai uno sguardo sincero, infatti non siamo violenti mostriamo un altro punto di vista della guerra e delle armi, un modo di vedere più antico che avete dimenticato, insieme all’odore del ferro e dei metalli…non sapete più cosa sia il rituale e la festa»
-Si, a parte le feste, il bando mi richiede una descrizione dell’opera, e non so cosa scrivere …
«È inutile che tenti perché è impossibile descrivere un’opera, altrimenti non l’avresti neanche creata, avresti preso carta e penna e ti saresti messo a scrivere un bel testo didascalico. Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo. Direbbe Giulietta a te, oh, Romeo. E quindi difronte a ciò che è, è meglio stare zitti oppure come stiamo facendo insieme tentare l’impossibile e lottare contro le parole cercando di esprimere l’al di là del linguaggio. L’unica buona critica è quella fatta da poeti e scrittori»
«Son maschere e copricapi, li utilizziamo per vezzo, ci piace adornarci. E tu perché vai dal barbiere a tagliarti i capelli o ti vesti in un certo modo tanto particolare? Per lo stesso motivo per cui fate la guerra: sono vezzi. L’unica vera differenza è che noi li scegliamo e voi fingete di subirli. Perciò date tutta questa importanza alla guerra, non sapete giocarci e neppure danzare con le armi che costruite, eppure sarebbe così facile dare sensi e direzioni propri, a ciò che vi circonda. Dovreste dare un’occhiata alla “Fontana” di Duchamp, perché stando alla situazione attuale in cui vi trovate non avete capito nulla delle sue operazioni artistiche, continuate a credere che sia un cesso rovesciato. E noi a nostro modo vi raccontiamo la possibilità di trovare soluzioni immaginifiche a realtà così monotone come la guerra. Ci sarebbe molto altro da dire ma non abbiamo più voglia di parlare»
«Grazie a te, che ci guardi»
Cieco
Vuole presentare una realtà crudele ed esprimere un senso di estremo sarcasmo “I bambini ciechi senza ali per volare”. Ci sono molti bambini che sono limitati dai genitori perché quest’ultimi vogliono far realizzare i propri sogni ai figli. In questo modo, i bambini si trovano a seguire un percorso obbligato e prestabilito. Così le loro ali sono strappate, gli occhi sono coperti, i bambini diventano fantocci e sacrifici in un mondo grigio, costruito dai quadrati regolari.
La Ferita Reciproca
Oggi giorno, con lo sviluppo della globalizzazione, il mondo è caratterizzato dalle relazioni reciproche internazionali, le quali comportano molti meriti e molti difetti. Quando siamo in posizioni contrarie, i commenti malevoli e le critiche prevenute accelerano la formazione degli stereotipi e ci lasciano ferite reciproche, mentre la tolleranza e la comprensione arrivano sempre in ritardo.
Il Cibo
Con questo quadro, vuole esprimere che in quest’epoca le persone danno sempre più importanza alle cose futili, quali i gioielli costosi e i beni di lusso, mentre la cultura, i libri, la sapienza sono diventati un cibo.
Questo porta, Francesco Patanè, a eseguire opere con materiali poveri, grezzi e lavorati in modo imperfetto nonché a realizzare il più delle volte persone/soggetti non perfetti con difetti e imperfezioni estetiche che la società oggi, ma soprattutto ognuno di noi per imposizione della stessa, vede come “difetti”.
Ad oggi, sempre alla ricerca di stili diversi, arriva ad avere una concentrazione sia concettuale che espressiva rivolta alla creazione su materiali di vario tipo tramite una ricerca di lavorazione e preparazione su juta, asfalto, metallo, legno, ecc…
ciò che rende il processo un’incognita e al tempo stesso una ricerca verso l’ideale immaginato, ma mai raggiunto. Il senso dell’opera non è idealizzato e non nasconde un secondo fine; piuttosto invita lo spettatore a guardare l’opera e assorbirne i colori, le chiazze e le spatolate che ne sono derivate, traendo dall’opera ciò che si vuole.
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