MArteLive 2009: il teatro in finale
Giunge al termine anche questa nona edizione di MArteLive, sabato 4 e domenica 5 luglio le esibizioni delle compagnie finaliste che potranno aggiudicarsi grazie a merito e creatività i molti premi in palio
Dopo due mesi di programmazione e selezione in cinque città principali quali Roma, Bologna, Napoli, Torino e Bari eccoci ora giunti al Gran Finale MArteLive Italia, una due giorni artistica durante la quale potremmo assistere alle esibizioni dei finalisti delle singole edizioni italiane per conoscere finalmente i nomi dei vincitori di ognuna delle 16 sezioni in concorso.
Per quanto riguarda l’arte teatrale, nove le compagnie finaliste che concorreranno all’Alpheus nelle ultime fasi del festival, questo il programma:
Sabato 4 luglio:
Compagnia GenoveseBeltramo in “Nonno Rosenstein nega tutto”, spettacolo originale con musiche dal vivo sulla memoria dell’olocausto, tratto dal romanzo omonimo di Marco Bosonetto e adattato per il teatro dallo stesso autore. In scena il confronto tra un nonno reduce di Auschwitz che vorrebbe cancellare i propri ricordi e una nipote che meglio di lui avverte i pericoli dell’oblio. Un incontro fra generazioni e sensibilità diverse, una riflessione sul problema della memoria che usa l’ironia per uscire da ogni retorica celebrativa.
In scena gli attori Savino Genovese e Viren Beltramo e i musicisti del Nonno Rosenstein Kletzmer Quarter, tra cui Bosonetto stesso. Regia di Savino Genovese
Teatro delle QuattroeQuarantotto in “Ad altezza d’uomo”, spettacolo drammatico con soggetto e musiche originali di Lodovico Guenzi. La confusione fuori dai finestrini, il senso di perdizione, la folla che si accalca attorno alla vettura, tutto questo si trasforma in un valzer surreale che coinvolge ed avvolge l’anima di un ragazzo che va incontro alla scoperta della bellezza. Un solo colpo di pistola attraversa l’erba di un immenso campo da calcio, le carreggiate dell’autostrada, gli spazi aperti di un fiume tanto grande da sembrare un mare, fino a colpire il ragazzo a morte. Davanti al corpo senza vita di Gabriele ecco sfilare, come in un funerale di stralunata malinconia, tutti i personaggi che hanno popolato la sua storia: suo padre, suo fratello, sua madre, i conoscenti, i passanti, gli amici veri e quelli del momento e per ultima lei, la lei di tutta una vita. Lui che la saluta abbandonandosi alla fine del proprio viaggio, finalmente felice. Regia e Attori: Fabrizia Boffelli, Natalie Fella e Lodovico Guenzi.
Teatrificio Esse in “R’umorismo”, performance di Armando Sanna, Pasquale Scalzi e Aldo Gentileschi al limite tra il mimo e la danza.
Un nastro da cantiere delimita sul terreno un’officina invisibile. Un rumore di passi giganteschi accompagna l’ingresso dell’operaio 1, tuta bianca da lavoro con maglietta e scarpe rosse. Una benda nera sugli occhi lo rende cieco, il suo è un mondo di suoni. I due performer, Pasquale Scalzi e Aldo Gentileschi, danno origine ad un crescendo di situazioni paradossali e umoristiche, muovendosi in perfetta sincronia con i suoni registrati rimandanti ad azioni inerenti al lavoro quali seghe, fresatrici e martelli…Spazio ed oggetti diventeranno visibili solo attraverso i suoni. Lo spettatore si ritroverà così a “guardare con le orecchie”, mentre con gli occhi della propria immaginazione sceglierà quali forme e colori dare all’invisibile. Reale e surreale dialogheranno tra di loro attraverso la cooperazione di suono e gesto fino ad accavallarsi in un rocambolesco disordine di azioni funamboliche alle quali i due operai non potranno sottrarsi. La vittoria del REALE decreterà la loro fine. Folla di segni. Segni di follia.
Urt teatro in “L’era dei pesci”, spettacolo drammatico ispirato alle riflessioni e alle testimonianze di Hannah Arendt e al testo “Gioventù senza Dio” di Ödön von Horváth, il cui scopo non è indagare le mostruosità più palesi del nazismo, ma il clima che ne permise l’ascesa e la crescita, l’habitat in cui si sviluppò, ricordardando come si debba vigilare sempre, cercando di capire e scegliere ogni volta, anche a costo di sbagliare, perchè il silenzio del dissidente non è la risposta più giusta… Almeno non quando i pesci, metafora visibile e grottesca del vuoto della gioventù che presto diventerà hitleriana, sono tra di noi. Attori: Giovanni Vaccari, Luca Di Prospero, Lorenzo Bartoli, Riccardo Festa. Regia e drammaturgia di Riccardo Festa.
Cassapipe in “Fari nella nebbia”, la storia della ricerca di un amore mai concluso: un uomo e una donna, Fausto e Margherita, camminano alla ricerca l’uno dell’altra, senza mai trovarsi. Apparentemente fragili, i due personaggi riescono però a fissare nel tempo il loro peregrinare senza meta, rendendo il loro amore eterno ed universale. Il cammino dei due amanti diventa “contenitore” di sensazioni altalenanti, precarie e continuamente mobili. Anche la paura presto si tramuta in qualcosa di diverso, anima i passi di Fausto e lo conduce ad una scelta coraggiosa, quella di affrontare un viaggio senza conoscerne la meta con una sola certezza: voler ritovare quel suo amore perduto dieci anni prima, vissuto per pochi attimi o forse solamente sognato. Tutto è così offuscato dalla nebbia, che prende possesso anche dei dialoghi, sfumando in eloquenti silenzi, balbettii, “foschie verbali” che fanno da sfondo all’eterna conversazione tra Fausto e Margherita, che si parlano da lontano senza saperlo… Testo e regia di Vincenzo Manna. In scena: Gabriele Bajo, Silvia Benvenuto, Federico Brugnone, Dune Medros, Daniele Parisi, Sofia Pulvirenti, Giorgio Regali, Barbara Ronchi, Andrea Vellotti.
Domenica 5 luglio:
Pennelli di Vermeer in “La sacra famiglia”, performance di teatro-canzone, in cui si alternernano pezzi cantati e monologhi recitati. Uno show che indaga su quanto più di oscuro accade tra le mura domestiche, dove il “patetico” lascia spazio all’ironia tagliente, dove tematiche forti quali violenza, abuso, orientamento sessuale incerto vengono affrontate con parole di estrema semplicità, in uno spettacolo corale in cui vedremo materializzarsi i cosiddetti “pilastri di famiglia” o meglio ancora, della società: padri, madri, figli ma pure dottori, preti e maestre, tutti risucchiati da un vortice inarrestabile di brutture e goffaggine dove si è allo stesso tempo vittima e carnefice..…una goffaggine che lascia un sorriso terribilmente “amaro”. Attori: Pasquale Sorrentino (voca a chitarra), Stefania Aprea (voce), Marco Sorrentino (grancassa e tamburello), Valentina Bruno (voce), Raffaele Polimeno (arrangiatore ed esecutore al piano elettrico). Testi e musiche di Pasquale Sorrentino.
Compagnia Fatalamanga in “The First”, performance teatrale che unisce musica, teatro, arti circensi e immagine multimediale per proporre una riflessione surreale sui sistemi sociali contemporanei. In scena la televisione come personaggio vivente e onnipresente in un surreale dialogo/conflitto con l’uomo primordiale. Conosciamo i meccanismi che guidano i sistemi sociali? Siamo veramente liberi e padroni delle nostre scelte? Queste alcune delle domande cui lo spettacolo vuole rispondere utilizzando le potenzialità sceniche del teatro come strumento per accrescere la consapevolezza, primo passo verso la libertà. Attori: Giulia Costanza Colucci, Simone Girolamo, Zoran Bale Bulatovic e Michelangiolo Mastrofimini. Testo di Propaganda23. (Si utilizza un brano da ‘Il giudizio di dio’ di Antonin Artaud). Musiche di Zoran Bale Bulatovic.
Lafabbrica in “Hamlet Circus”, rilettura contemporanea dell’opera shakespeariana che parte dalla riflessione sul momento in cui la vita dell’essere umano cambia necessariamente e per sempre. Qui i personaggi principali, visti come tre umanità al limite pronte ad esplodere e a non tornare più indietro, sono presentati in un contesto circense che ne amplifica le emozioni e ne mette a nudo le complicate relazioni portandoci a ricercare il mistero e ad addentrarci nell’animo umano senza avere però la certezza di svelarlo. Regia di Fabiana Iacozzilli. Attori: Elisa Bomgiovanni, Giada Parlanti, Francesco Zecca, Marco Canuto, Matteo Latino, Cecilia Blixt.
Chiara Tomarelli in “Madonne di Beslan”, performance drammatica che cercherà di dar voce alle testimonianze di chi è rimasto a Beslan, in particolare a quelle che la stessa Politkovskaja chiama “le madonne di Beslan”, madri dei bambini morti o dispersi nella tragedia, la cui disperazione Chiara cercherà di far rivivere avvicinandosi a volte in punta di piedi, a volte con la nostra e la loro rabbia, ma soprattutto con le riflessioni che ci porta inevitabilmente a fare la Politkovskaja, che l’artista prenderà in prestito per raccontare da attrice una delle più tragiche vicende del nostro secolo, per non dimenticare. In scena la stessa Chiara Tomarelli. Testo di Chiara Tomarelli tratto e rielaborato da scritti della giornalista russa Anna Politkovskaja.