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Il Cunto al Teatro Eliseo

MIMMO CUTICCHIO è il più importante erede della tradizione dei cuntisti siciliani e dell’arte del puparo. Il Teatro dei Pupi siciliani, oggi iscritto al Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’UNESCO

IL CUNTO di e con Mimmo Cuticchio

dal 14 al 17 aprile
dal giovedi al sabato ore 20.45
domenica ore 17

SPECIALE PROMOZIONE 15 E 16 APRILE
1 biglietto a € 1,00 ed 1 a € 5,00

In una piazza fatiscente, proiettato sul muro senza ombre di una casa, un uomo vestito semplicemente, costringe l’attenzione, con un gesto autoritario, di un pubblico fatto di adulti e ragazzi. Racconta le imprese dei reali di Francia, di banditi leggendari. Quest’uomo e quello che rappresenta è scomparso insieme alla piazza dove faceva il “cunto”. Le sue storie sopravvivono solo nella memoria di alcuni non più giovani e nell’opera dei pupi. Cosa rimane nell’arte di raccontare? Il Cuntastorie (da non confondere con il cantastorie) sembra ormai aver esaurito il suo ruolo travolto dai media e da una vita profondamente mutata. Rimangono alcuni racconti del ciclo carolingio, ma per noi questo non è essenziale. Per noi il Cuntastorie non rappresenta la memoria di vecchie storie che appartengono alla tradizione. Il Cuntastorie è un suscitatore di spettacolo. possiede regole, trucchi che trascendono la testualità del racconto e si iscrivono nell’effimera arte dello spettacolo. Non uno sguardo folclorico , che separa, ci interessa ma un comune territorio quello dello spettacolo, che assembla diverse forme e segni diversi in un evento concreto. Ci interessa una finzione che mette in gioco se stessa occultandosi e scoprendo i mezzi attraverso i quali suscita fascino ed emozione. Oggi che le storie hanno perso i propri interlocutori quello che rimane è l’abilità e il modo di condurre i racconti: il segreto dell’arte di “cuntare”. E’ questo segreto che, paradossalmente, noi cerchiamo di mettere in scena.

Il Cuntista è stato probabilmente il veicolo principale attraverso cui l’opera dei pupi ha derivato i soggetti da rappresentare nella sua forma ciclica e da esso ha imitato la tecnica di interrompere il racconto in un momento cruciale, suddividendo la storia in infinite puntate.

Con repertorio epico-cavalleresco e con il solo uso della voce e di una spada, i contastorie raccontavano seduti o all’impiedi su una pedanina in legno, circondati da un assiduo pubblico che ascoltava, la Storia dei reali di Francia e dei suoi paladini.

Le notizie sono così frammentarie e insufficienti da non poter ricostruire una data precisa in cui possa essere nata questo tipo di recitazione, probabilmente avrà un legame con i cantori della Grecia antica.

La parola cuntu si usa e si può usare come termine dialettale per dire racconto, ma il cuntista racconta soltanto storie epico-cavalleresche, con una scansione metrica, una gestualità del corpo, una mimica del viso, necessari per la definizione dei personaggi.

A differenza del cantastorie che è invece un raccontatore di fatti di cronaca e che accompagna i suoi versi con una chitarra e un cartellone raffigurante la storia, il cuntista racconta in prosa ed è accompagnato sola da una spada di legno o di ferro che gli serve ora per dare fendenti in aria ora per dare ritmo alle battaglie.

Il cuntista trascina i suoi protagonisti nella vicenda, divenendo di volta in volta corpo sonoro; la sua voce diventa ora tonante, ora carezzevole, aspra o struggente, fino ad arrivare a momenti drammatici, in cui la recita risulta una scansione regolata che supera qualsiasi significato per toccare l’astrazione del suono.

*LA SUDDETTA TARIFFA PUO’ ESSERE APPLICATA SOLO PRENOTANDO TRAMITE QUESTO INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA O CHIAMANDO ROMACITTATEATRO ALLO 06 48872252

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