Fotografia al Caffè Letterario di Parma
Biografia
Giorgio Olivieri nasce a Vigolone di Calestano l’8 Maggio del 1944. A circa 4 anni Giorgio, con la mamma e la sorella, raggiunge il padre minatore in Belgio. Sono anni difficili a causa delle condizioni di vita non ottimali e la famiglia decide, dopo soli tre anni, di tornare in Italia. In questo periodo Giorgio rimane, prematuramente, orfano di madre. Giorgio, la sorella e il padre riprendono la quotidianità a Calestano dove il papà comincia a lavorare come elettricista, ma sono anni di ristrettezze economiche. Già a 14 anni Giorgio dimostra il suo interesse per il mondo dello spettacolo. Inizia a girare le balere e tutte le manifestazioni della provincia e a scattare foto agli artisti. Insieme a coltivare la sua passione Giorgio aiuta il padre che nel frattempo ha preso in gestione una stazione di servizio. Il nome d’arte Lo Sceriffo deriva dalla sua passione per i film western e dal fatto che, molto spesso, veste da cowboy portando sul petto una stella “a sei punte e non a cinque”, come ha precisato in una recente intervista. La sua arma è la macchina fotografica dalla quale non si è mai più liberato. Con il passare degli anni il modello della macchina fotografica è cambiato più volte, anche forzatamente a causa dei furti e rapine subite durante le sue scorribande da paparazzo a caccia di gente famosa. Storica l’aggressione, descritta su tutti i quotidiani, subita a Milano nel settembre del 1974 quando, in occasione di una manifestazione al Teatro Lirico, un gruppo di giovani ,avendolo scambiato per un’altra persona, sequestrano il fotografo che viene successivamente rilasciato nella campagna di Saronno dopo essere stato picchiato e derubato. Più che una professione la sua è uno stile di vita vissuto con coerenza e, a volte, con incoscienza. Orgoglioso dell’attenzione mediatica e popolare ricevuta negli anni vive, ancora adesso, con naturalezza ogni momento mondano di cui è protagonista. A 17 anni Giorgio Olivieri si trasferisce a Parma, trova lavoro presso la redazione locale de Il Resto del Carlino, dove rimarrà per unici anni facendo lo strillone e l’aiutante, e contemporaneamente collabora con un venditore ambulante di calzature. Il giornale lo ricambierà pubblicando le sue foto ritraenti gli artisti ospiti degli eventi più importanti dell’Emilia, in particolare attrici e cantanti, belle donne e candidate miss. Eventi in cui comincia a farsi conoscere e, successivamente, a diventarne protagonista: “lo facevo per farmi bello agli occhi della gente e delle ragazze”. Appassionato di ballo liscio frequenta tutti i locali più famosi di quel periodo. In uno di questi appuntamenti, intorno al 1973, conosce Bruna Lelli, cantante popolare conosciuta in tutto il mondo tra gli anni 60 e i primi anni 80, e nasce un sodalizio artistico durato 11 anni. Lo Sceriffo diventa collaboratore e fotografo ufficiale della cantante, vivendo tra Milano e Forlì. Con lei gira tutta l’Italia e assiste ad alcune delle trasmissioni di maggior successo della RAI come accompagnatore della cantante: Bim Bum Bam, Alle 9 della sera, Alle 7 della sera e tante altre che non ricordo più (Giorgio Olivieri). Sono anni intensi e gratificanti, conosce e frequenta cantanti famosi come: Gianni Morandi, Paola Musiani, Luciano Tajoli, Dori Ghezzi, Bruno Lauzi, Peppino Gagliardi, Marisa Sannia, Nilla Pizzi, Orietta Berti, Albano, Tony Santagata, il Maestro Aldo Bonocore e Marisa Sacchetto, altra artista con la quale Giorgio rimane legato professionalmente per un breve periodo. Viene, infatti, ospitato dalla famiglia di lei a Piove di Sacco (Pd): “ricordo che un giorno Marisa aveva uno spettacolo a Casarsa della Delizia in provincia di Pordenone. La macchina era rotta così il padre propose di andare con il furgone dei gelati con il quale lavorava. Fu un’esperienza divertentissima. Quando arrivammo a Casarsa i fans di Marisa furono sorpresi quando la videro scendere dal furgone”. Nella prima metà degli anni ’80 il sodalizio artistico tra Lo Sceriffo e Bruna Lelli giunge a termine. La cantante decide di ritirarsi dalle scene e Giorgio fa ritorno a Parma dove riprende il suo lavoro di paparazzo e comincia a collaborare con varie orchestre di Reggio Emilia e di Parma tra cui: Learco Gianferrari, Mario Bragadini, Orlando Campanini, Iller Pataccini autore di Una lacrima sul viso, Canta ragazzina, L’esercito del surf. Negli anni le foto dello Sceriffo, oltre a essere pubblicate sui quotidiani, vengono utilizzate per le copertine dei dischi di Iller Pataccini, Bruna Lelli, Orlando Campanini. Titti Bianchi che, dice il fotografo, “utilizzava per illustrare il programma dei suoi spettacoli”. Alcuni artisti le utilizzarono per le locandine dei propri concerti come il famoso jazzista Enghel Gualdi e Riccardo Ronchi grande sassofonista della band di Renato Carosone.
Verso la fine degli anni ’80 Giorgio Olivieri riduce le sue collaborazioni con le orchestre sino al ritiro completo nei primi anni ’90. I continui spostamenti cominciano ad essere faticosi, i contatti professionali diminuiscono e un’epoca sta scomparendo.
Questo non gli impedisce di proseguire e andare in giro per la città con la sua macchina fotografica. Continua ad essere presente a tutti gli appuntamenti mondani, politici, culturali, si informa leggendo i programmi degli eventi sulle pagine degli spettacoli e continua a immortalare artisti e belle donne. Ha rapporti epistolari con tutto il mondo: “ho 10.000 lettere ricevute negli anni e migliaia e migliaia di foto che mi ritraggono con artisti famosi o scattate da me in 40 anni. Ho conosciuto tanta gente famosa. Anche Marcello Mastroianni, c’è una foto che mi ritrae con lui e che purtroppo non trovo più. Stefania Sandrelli e tanti altri…”
Sono numerosi i quotidiani che parlano dello Sceriffo dagli anni ’70 a oggi. Diverse le videointerviste apparse anche su TV Parma.
A sottolineare la sua popolarità oggi è soprattutto un gruppo spontaneo su Facebook dal titolo singolare: Parma per lo Sceriffo! Sceriffo Fans Club fondato a sua insaputa e attivo con oltre 300 fans. Di questo ne ha parlato recentemente anche la Gazzetta di Parma nell’ultimo articolo riguardante la sua storia.
Lo Sceriffo: Inconsapevole Talento
Ho avuto la fortuna di conoscere Giorgio cinque anni fa, me lo ha presentato Kristina Hubenova con la quale condivido l’appartamento a Parma, e da allora frequenta la mia casa.
Ho potuto approfondire la sua conoscenza e, soprattutto, conoscere la sua inconsapevole genialità, la sua generosa personalità composta da più colori, sogni e viaggi creativi. Ci si accorge subito di avere di fronte un talento non del tutto espresso, ma comunque privo di frustrazioni: solare, entusiasta e, apparentemente, ingenuo. E’ stata una sorpresa e ho avuto la conferma del suo carisma quando, dopo aver deciso di dedicare a Giorgio Olivieri, detto Lo Sceriffo, una retrospettiva, ho cominciato a fare ricerche sulla sua vita e ho scoperto un gruppo su Facebook a lui dedicato. Né Giorgio né Kristina erano a conoscenza di questo e dopo circa una settimana, persino La Gazzetta di Parma pubblicava la notizia.
Giorgio Olivieri è uno di quei personaggi la cui popolarità non è pensata a tavolino. Ogni passo, ogni cambiamento, ogni incontro da lui fatto è un percorso naturale che possiede soltanto chi è baciato dal talento.
Un talento non ostentato a volte prorompente e a volte timido e impacciato, ma che non ha ripensamenti. Prosegue diritto muovendosi nel suo ambiente naturale. Non c’è una ricerca, non c’è un progetto, ma c’è il richiamo dell’arte e della bellezza, la carica vitale dell’energia creativa a cui si appartiene indipendentemente dal fatto se questa appartenenza sia decretata da un pubblico o meno. Tutto questo si racchiude in una sola forza: la dignità di crederci.
Giorgio è una persona intelligente e soprattutto rappresenta un pezzo di cultura e di costume italiano che va dalla fine degli anni ’60 ai primi anni ’90. Discorrere con lui in questi anni, frequentarlo, osservarlo è stato per me illuminante. L’incredibile creatività del suo eccentrico modo di vestire, un animale da palcoscenico, un’anima spettacolare: lui si racconta alla gente insegnando a non prendersi troppo sul serio perché ,chi lo fa, rischia di non essere una persona seria. E così, sempre inconsapevolmente, fa controtendenza. La sua inconsapevolezza è più consapevole delle certezze morali, dei canoni estetici e degli stili comunemente accettati. Mi ha affascinato e incuriosito questo suo modo di comunicare così ho proposto a Sara Lodi, amica, ottima fotografa e compagna di viaggio in altre esperienze artistiche, di curare la retrospettiva sullo Sceriffo. Più che a una mostra fotografica abbiamo pensato di realizzare una foto-storia. Non è stato facile scegliere tra le migliaia di foto, alcune minuscole o sfuocate, ma tutte molto interessanti. Era impossibile raccontare tutto, ma con l’aiuto di Sara e grazie alla sua intuizione abbiamo scelto di seguire un filo conduttore che racchiudesse ogni aspetto del lavoro di Giorgio , dando dignità all’impegno profuso in 40 anni: la sua passione per il mondo dello spettacolo e per le belle donne.
Fabrizio Maci
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